Oggi parliamo di CREDENZE, VALORI E PRINCIPI, altri importanti fattori che influenzano il nostro modello del mondo.
Vediamoli singolarmente:
- Credenze
Che cos’è una “credenza” oltre a un mobile di cucina😊?
Le credenze sono quelle certezze assolute che noi abbiamo su noi stessi e sugli altri.
“Sono bravo nel mio lavoro, sono portato per la matematica, per l’italiano, sono affidabile, sono timido, sono brutto, sono proprio un bravo genitore, mi fido degli altri, non mi fido di nessuno, non mi sento all’altezza, fai del tuo meglio sempre…”.
Questi sono tutti esempi di credenze che possono essere potenzianti o depotenzianti.
Noi siamo la somma di una serie di credenze che ci derivano dalle nostre esperienze di vita, dalla cultura e dalla società in cui viviamo (avere più mogli per noi significa trasgredire la legge, per altre religioni e nazioni è normale…), dagli insegnamenti dei genitori, dalla scuola, dal lavoro.
La prima grossa fonte di credenze è la famiglia: se nasco ad esempio in una famiglia di operai e mi sento dire continuamente “meglio avere lo stipendio fisso anziché fare l’imprenditore” crescerò probabilmente con questa convinzione, almeno fino a quando non incontrerò un imprenditore di successo che ha avuto il coraggio di realizzare i suoi sogni che mi darà una visione diversa del mondo.
Potremmo fare mille esempi in tal senso.
Un’altra fonte grossa di credenze per quanto riguarda l’apprendimento è la scuola.
Noi non nasciamo, ad esempio, con il gene della matematica o dell’italiano già incorporato, non si nasce portati per qualcosa; ci può essere una maggiore predisposizione o una maggiore facilità di apprendimento di una materia piuttosto che un’altra, ma la vera credenza si crea a scuola. Pensa al ragazzino dell’elementari che si trova ad affrontare il primo compito di matematica. Alla riconsegna possono verificarsi due situazioni:
BRAVISSIMO: scritto grosso e rosso sul quaderno, la maestra gli fa i complimenti davanti a tutti, arriva a casa e i suoi genitori sono felicissimi e gli fanno un bel regalo.
BRUTTO VOTO: la maestra gli dice davanti a tutti che ha fatto una schifezza di compito, arriva a casa e viene messo in punizione. In quel momento si apre una voragine emozionale: è come se in un terreno fertile venisse piantato il seme dell’incapacità e per quanto poi dopo gli venga detto: “va beh, non importa! Andrà meglio la prossima volta” intanto il semino è rimasto lì e se dovesse fare male altre volte è come se quel semino venisse innaffiato fino a mettere le radici.
Ed allora va da sé che al secondo compito di matematica il primo bambino andrà con tantissima voglia, il secondo vorrebbe evitare…
Senza pensare poi alle credenze imposte dalla società in senso più esteso: un tempo si riteneva che la terra fosse piatta o che il sole girasse intorno alla terra.
Parlare di credenze è come parlare di atteggiamento. Sì, perché al di là della preparazione e competenza che una persona può avere quello che fa la vera differenza tra una persona che ottiene buoni risultati e una che ne ottiene di scarsi è data soprattutto dall’atteggiamento con cui partiamo.
La comunicazione interna potrebbe essere questa: “Sono competente ma non credo in me stesso, o mi lamento continuamente del fatto che è troppo quello che devo fare… non ce la farò mai”…
Lo schema di seguito ti spiega quello che succede dentro di noi (tratto dal mio libro Memoria& Metodo)
Lo schema parte dalle credenze/atteggiamento di cui abbiamo appena parlato.
Le risorse sono rappresentate da tutto quello che possiamo fare con le nostre capacità.
Il nostro potenziale è pressoché illimitato: è come se avessimo un grosso computer di cui non ci è stato dato il libretto delle istruzioni e ci limitiamo ad usare dei programmi semplici.
Facciamo alcune riflessioni: siamo nell’era della tecnologia, nel 2018, e se tornasse in vita una persona morta 20 anni fa rimarrebbe sconvolta: accendi il computer e ti puoi collegare attraverso una telecamera con una persona che si trova in Giappone, tutti hanno il cellulare che tra un po’ fa anche il caffè (20 anni fa solo pochi eletti avevano il cellulare, erano enormi e ovviamente facevano solo telefonate)
Pensa a quando prendi una penna per scrivere su un foglio la parola “forchetta”: per un’azione del genere ci vogliono 3-4 secondi scarsi. Ti sei mai chiesto che lavoro complicato deve fare il nostro cervello? Deve calcolare la distanza tra la nostra mano e la penna, attivare i muscoli e tutto ciò che fa muovere il braccio e la mano, prendere la penna, aprirla togliendo il tappo con l’altra mano, scrivere la parola forchetta con dei simboli che gli sono stati insegnati alle elementari (attinge quindi alla memoria a lungo termine) e che siano comprensibili in lingua italiana, il tutto mentre il cuore batte, i polmoni respirano e c’è uno scambio ossigeno-anidride carbonica in tutte le cellule e sicuramente molto altro che non sto qui ad elencare. Tutto in 3-4 secondi! E poi qualcuno ha il coraggio di dire che il corpo umano non è una macchina perfetta!
Tutto questo per dire che il nostro potenziale è illimitato, cioè non sappiano neanche noi fin dove possiamo arrivare. A volte si prova quella sensazione di fare una cosa tirando fuori delle risorse insperate e poi ripensare a quella azione e dire “non avrei mai creduto di riuscirci!”
Poi ci sono le azioni che facciamo e i risultati finali.
Se parto da una credenza tipo “non sono portato per la matematica” e devo fare degli esercizi, sfrutterò poco delle mie risorse e dopo uno/due tentativi la mia tendenza sarà quella di mollare ottenendo così un risultato negativo. Questo purtroppo non farà altro che potenziare la mia credenza “non sono portato per la matematica perché anche i miei risultati lo dicono” e si creerà così una sorta di circolo vizioso.
Se parto dalla credenza opposta “sono portato per la matematica” metterò il massimo dell’impegno sfruttando a pieno le mie risorse e non mollerò al primo tentativo fallito ma insisterò con le mie azioni fino a quando otterrò il risultato giusto e anche in questo caso andrò a rafforzare la mia credenza e si creerà un circolo virtuoso.
Detta così sembra tutto semplice: la soluzione è nell’avere una credenza positiva per ottenere sicuramente un risultato positivo. La realtà non ci dà sempre ragione nell’immediato, ma sul lungo termine sì.
Thomas Edison ha fatto svariati tentativi prima di realizzare la lampadina e il segreto del suo successo finale sta nell’ aver considerato i suoi esperimenti falliti semplicemente come dei modi per “non fare” la lampadina. Noi spesso facciamo invece il grosso errore di vivere i risultati negativi come fallimenti personali (e la società spesso ci mette del suo). La parola FALLIMENTO dovrebbe essere cancellata dal vocabolario. Se invece ci abituassimo a prendere l’insegnamento che quel risultato negativo porta con sé, allora si potrebbe parlare di crescita.
Mi hanno raccontato una volta la storia di due fratelli nati molto vicini che avevano avuto il padre alcolizzato e ladro. Nel crescere uno di loro seguì le orme del padre, l’altro diventò una persona onestissima. Alla domanda: “Come mai hai deciso di fare questo tipo di vita?” entrambi risposero: “cosa potevo fare di diverso con un padre così?” Stesso passato, riferimenti opposti.
Di recente ho sentito alla radio una frase che diceva: “quando vinci la vita ti premia, quando perdi la vita ti insegna”.
Prova quindi la prossima volta che non ottieni il risultato sperato a risalire a quale credenza era alla base e notare se hai veramente usato tutte le tue risorse per arrivare all’obiettivo e se hai veramente fatto tutti i tentativi possibili… La domanda guida deve essere: ”Ho dato veramente il massimo? Potevo fare di più, sento di essermi risparmiato?”
- Principi
Sono esempi di credenze più specifici e sono spesso per noi indiscutibili.
Se ti chiedessi: strapperesti le ali ad una farfalla? In molti direbbero: “Assolutamente no…povera farfalla! E’ una vita!! E’ come strappare le braccia ad una persona…”
E per 1 milione di euro gliele strapperesti? Per un milione di euro uccideresti?
Anche qui ci sarà chi risponde fermamente di no e chi non si farebbe problemi nel farlo…
- Valori personali
I principi si legano strettamente ai Valori personali.
Un valore è la risposta che diamo alla domanda:
“Che cosa è veramente importante per me?” L’amore, il successo, l’amicizia, l’onestà, la salute, il rispetto, ecc….
Prova a fare un elenco di tutto ciò che risponde alla domanda cosa è importante per me nella vita, nelle relazioni, nel lavoro, ecc.. (nel farlo pensa anche a cosa vuoi evitare con tutto te stesso. Es. odio la violenza, un valore potrebbe essere il rispetto )
Adesso prova a mettere in ordine d’importanza questi valori.
Tra il successo e l’amore cosa è più importante? Tra la salute e il successo?
Ad esempio, nel fare questo lavoro tanti anni fa per la prima volta mi sono accorta che il successo e l’amore erano al primo posto e non compariva la salute nell’elenco… e che il fatto di avere successo e amore allo stesso livello mi metteva in crisi nel dover scegliere un lavoro lontano dalle persone che amavo…
Dopo aver fatto l’elenco dei tuoi valori in ordine di importanza concentrati sulle regole.
Cosa deve succedere affinchè io mi senta di avere successo? Di provare amore? Perché mi senta rispettata/o? Per essere in salute? E così via…
Una volta fatto questo lavoro vai a notare se sono più le regole che dipendono solo da te o quelle che dipendono dagli altri.
E’ importante questa distinzione perché ti permette di capire quanto la tua pace interiore e soddisfazione sia legata agli altri e quanto a te stesso/a.
Faccio un esempio:
Sento il valore Amore rispettato e appagato quando:
- sono ricambiata/o dalla persona che amo
- quando non litigo con nessuno
- quando i miei figli mi dicono ti voglio bene
- quando mi prendo del tempo per me
Di queste 4 regole le prime 3 dipendono dagli altri, solo l’ultima dipende esclusivamente da te.
Quindi il 75% dei casi in cui proverai amore è condizionato dai comportamenti degli altri… hai bisogno cioè degli altri per provare amore…
Rivedi quindi le regole in modo tale che siano espresse in positivo e che dipendano il più possibile da te e basta…
Questo è un lavoro profondo da fare con noi stessi a livello personale. Prendi i primi tre valori della tua lista ordinata per importanza e ritagliati una mezz’ora per fare questo lavoro su te stesso.
Alla prossima…
Mara